Esattamente 7 mesi fa scrivevo un post, "Cosa c'è dopo la polemica", che mette in luce l'abitudine al lamento e alla polemica sterile dei più, quantomeno in Italia.
E questo tema torna più attuale che mai in queste settimane, dove in seguito al terremoto in Emilia, si è alzato un polverone per la decisione di dar vita, anche se in forma ridotta, ai festeggiamenti per il 2 giugno, invece di investire le risorse disponibili (economiche e di forze armate) per la ricostruzione.
Giornali, telegiornali, siti web e radio hanno dato forte risalto a queste polemiche, perché questo fa audience e scalda gli animi. Come volevasi dimostrare, tante energie spese per "fare rumore" hanno oscurato il lavoro di chi è sul campo per aiutare gli emiliani colpiti dal sisma: le chiacchiere hanno preso il sopravvento sulla concretezza.
Se deve esserci una discussione, che sia costruttiva: questi fatti ci devono far capire come quello che ha davvero importanza è ciò su cui ci focalizziamo. Preferiamo riempire la nostra vita di chiacchiere sterili, magari con dei validi fondamenti etici e teorici ma che poi non producono risultati, oppure vogliamo davvero cambiare le cose, compiendo azioni in grado di migliorare realmente la qualità della nostra vita e di chi ci sta intorno?
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